Peacebuilding operations
Una peace building operation è un concetto globale che si riferisce e comprende la trasformazione dei conflitti, la giustizia transizionale, la riconciliazione delle parti e lo sviluppo. Dopo ogni conflitto, infatti, difficilmente si arriva ad una situazione di stabilità e ad uno sviluppo socio-economico del contesto in cui si è combattuto. La costruzione della pace è un processo complesso ed ha moltissime sfaccettature ed elementi come agenda, attori e temporalità. Durante questo processo gli attori si moltiplicano perché entrano in campo sia privati che pubblici e l’agenda cambia. Quello che è stato concordato con un accordo, come limitazioni e garanzie, vengono rimesse in discussione. La temporalità importante perché in un conflitto che si è protratto nel tempo non si può risolvere velocemente. Inoltre, i tempi politici e le tempistiche di ricostruzione spesso non coincidono visto che il mandato politico è di circa quattro anni mentre un processo di costruzione di pace dura più di 15 anni.
I modelli delle operazioni di peacebuilding
I modelli più importanti per la costruzione di pace sono quelli delle tre R e quello delle Nazioni Unite.
Il primo fa riferimento ad un tipo di modello compatibile a quello delle Nazioni Unite dove si fa rifermento a tre azioni principali che dipendono ciascuna da un programma specifico a seconda del contesto politico, geografico, culturale etc.
La prima R fa riferimento alla risoluzione delle incompatibilità e contraddizioni.
La seconda R si riferisce alla ricostruzione dei comportamenti violenti durante il conflitto (danni materiali, beni immateriali, costi di opportunità etc.).
La terza R è concentrata sul concetto di riconciliazione dei gruppi sociali e delle comunità che durante il conflitto sono state polarizzate dalla violenza e fare in modo che queste possano condividere un progetto comune. Essa ha quattro componenti chiave:
- Verità, ossia il diritto e dovere di sapere. Lo Stato ha il dovere di render noto tutto quello che è successo nel bene e nel male perché le vittime hanno il diritto di sapere.
- Giustizia, ossia il riconoscimento remunerativo e recupero delle relazioni comunitarie (diritti collettivi e doveri).
- Riparazioni e riparazione. Vi possono essere elementi materiali da riparare ma anche riparazione della dignità a causa di quello che è accaduto durante il conflitto.
- Garanzia di non ripetizione. Questa componente fa riferimento al fatto che è importante fare in modo di non provocare nuovamente i fattori che hanno portato alla creazione del conflitto.
La parola “peacebuilding” ha acquisito significato sostanziale attraverso le azioni di organizzazioni come la Commissione delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace (UN Peacebuilding Commission, N.d.A.) o l'Istituto degli Stati Uniti per la Pace (United States Institute of Peace, N.d.A.).
Le operazioni di Peacebuilding comprendono attività come:
- la re-integrazione di ex combattenti nella società civile (Disarmament, Demobilisation and Reintegration - DDR);
- la riforma del settore della sicurezza (Security sector reform - SSR);
- il rafforzamento dello stato di diritto; Il miglioramento del rispetto dei diritti umani; la fornitura di assistenza tecnica per lo sviluppo democratico;
- la promozione della risoluzione dei conflitti e delle tecniche di riconciliazione.
La Commissione di Peacebuilding
L'idea di una Commissione di Peacebuilding (d’ora in avanti indicata con l’acronimo PBC, N.d.R.) venne sviluppata principalmente nel 2005, quando segretario Kofi Annan decise di creare uno strumento per l'identificazione di strategie per i Paesi in situazione di post-conflitto che venne istituita dall’Assemblea Generale ed il Consiglio di Sicurezza con un atto congiunto.
La struttura di una PBC è simile a quella di un organo intergovernativo, in cui vi è una composizione mista dei principali organi delle Nazioni Unite, degli Stati che garantiscono fondi e personale civile e militare ed infine dagli stati uscenti dai conflitti. Le PBC hanno funzioni consultive ed hanno come obiettivo principale l’elaborazione di strategie adeguate alla stabilizzazione e la ricostruzione (S&R) in seguito alla fine del conflitto. A questo si collegano poi aiuti e fondi necessari per la riabilitazione delle strutture e piani che permettono di mantenere alto il livello di interesse internazionale nel creare condizioni di sicurezza e di stabilità nelle aree post-conflittuali.
Nelle società post-conflitto, i vari resti degli strumenti militari e di sicurezza portano grandi rischi alla sicurezza interna: si possono, per esempio, creare eserciti senza il controllo civile e forze irregolari e paramilitari; ci può essere poi una sovrabbondanza di armi e munizioni nelle mani dei privati e del governo; le forze di sicurezza interne deboli con, in aggiunta, una mancanza di fiducia e legittimità del controllo del governo sulla polizia e sulle forze militari.
In questo contesto le truppe di peacekeeping delle altre nazioni, le organizzazioni regionali e le Nazioni Unite tentano di sostenere i processi di transizione politica ed economica e la transizione dei sistemi di sicurezza. Senza un ambiente sicuro e un sistema di sicurezza che garantisca la sicurezza anche dopo la fine delle operazioni internazionali di pace, la ricostruzione politica, economica e culturale è impossibile.
I problemi di sicurezza sono legati non è solo la fine della guerra, ma anche la ricostruzione delle società del dopoguerra. In questo contesto l'ex Segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Boutros-Ghali, nella sua Agenda per la pace, ha introdotto il concetto peace building come un passo importante nella sequenza della diplomazia preventiva, del peacekeeping e peacemaking. Il concetto è diventato una componente intrinseca degli sforzi delle Nazioni Unite per prevenire e risolvere i conflitti e per preservare la pace. Il processo di peace building in un contesto post-conflitto è molto complesso e multidimensionale, da uno stato di guerra o conflitto violento ad uno di stabilità e pace, che richiede, secondo Kofi Annan, "un approccio sfaccettato, che copra la diplomazia, la politica e fattori economici”.
Durante questo processo è necessario definire misure e calendari appropriati che, nell'interesse della sostenibilità, assicurano poi il trasferimento delle attività agli attori locali. Questo diventa particolarmente complicato e difficile quando l'approccio “poliedrico” non è parallelo ad un coordinamento strategico e amministrativo ad alto livello tra i diversi attori coinvolti nelle attività di costruzione della pace postbellica. Inoltre, nell'interesse della sostenibilità, il coordinamento con i partner locali deve condurre al trasferimento delle responsabilità.
Gli obiettivi di una peacebuilding operation
Oggi i principali obiettivi multidimensionali di una missione peacebuilding sono:
- Il rafforzamento delle forze militari:
L’esercito deve passare dall'essere una minaccia per la società ad essere un fornitore di sicurezza. Occorre bilanciare le risorse spese in campo militare rispetto alla spesa complessiva nel settore della sicurezza per tenere l'esercito lontano dalla politica interna e per evitare le divisioni etniche o religiose all'interno delle forze armate;
- Il rafforzamento delle forze di polizia:
Le forze di polizia sono importanti per la sicurezza della comunità e quindi lo sviluppo economico e sociale. Queste devono superare il loro pregiudizio verso certe parti della popolazione servendo l'intera popolazione, senza preferenze. In particolare, devono essere eliminati e controllati gli abusi dei diritti umani e deve esserci supporto per le guardie di frontiera e i servizi doganali per prevenire la corruzione, la criminalizzazione e i commerci illeciti; Rafforzamento dei sistemi giudiziari e penali, c'è bisogno di investimenti nei tribunali e nelle carceri. La prevenzione della politicizzazione delle nomine giudiziarie, i ritardi nelle prove e la corruzione devono essere eliminati attraverso la creazione di un sistema giudiziario efficace e imparziale;
- La gestione, la revisione e la valutazione degli impieghi civili:
Gli obiettivi qui sono di rafforzare le competenze civili in difesa, giustizia e ministeri interni; istituire uffici di revisione indipendenti. Occorre istituire delle commissioni di revisione civile per le forze di polizia e le istituzioni penali e creare commissioni parlamentari per coprire la difesa, la polizia e gli affari interni;
- Il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto deve essere promosso e garantito:
È importante garantire il rispetto dei diritti umani e dei diritti giuridici fondamentali dei cittadini. Bisogna rafforzare la legittimità pubblica rendendo affidabili le forze di sicurezza e fare in modo che queste si concentrino sul loro compito centrale, ossia la fornitura di sicurezza e non il coinvolgimento nel processo politico e nella governance;
- Il monitoraggio della politica del settore sicurezza:
È necessario costruire e rafforzare un settore della società civile ben informato e indipendente (ONG, associazioni professionali, media indipendenti e istituzioni di ricerca e di difesa). Occorre rivedere le responsabilità e l'efficienza del settore della sicurezza e assicurare che il monitoraggio del settore della sicurezza sia mantenuto anche dopo che l'assistenza esterna delle forze internazionali viene ritirata;
- Il rafforzamento della trasparenza
È fondamentale rafforzare efficacemente la sorveglianza del settore della sicurezza in modo tale da rendere il loro operato più trasparente. Da questo punto di vista diviene importante sviluppare e pubblicare regolarmente dichiarazioni ufficiali sulla politica di sicurezza, aumentare la trasparenza in termini di budget, contabilità e auditing affinché si possa ridurre la corruzione e gli sprechi nei programmi e nelle attività del settore della sicurezza.
- La promozione dei meccanismi regionali:
È importante incoraggiare e promuovere la creazione o il rafforzamento delle organizzazioni sub-regionali e incoraggiare l'impegno esterno a finanziare tali organizzazioni. È importante rafforzare i loro meccanismi di prevenzione dei conflitti e di mediazione e risoluzione;
- La smobilitazione e il reinserimento:
Ciò include la smobilitazione e il disarmo, la reintegrazione degli ex combattenti e in particolare quella dei bambini-soldato. Svolgono un ruolo basilare la formazione e la creazione di posti di lavoro e di programmi di riforma a lungo termine per garantire la sicurezza degli ex combattenti e delle loro famiglie;
- Una limitazione della proliferazione delle armi leggere
In questi contesti è importante raccogliere le armi, avviare programmi di riacquisto e rafforzare il controllo delle frontiere e dei meccanismi di sicurezza interna per evitare la diffusione delle armi di piccolo calibro. Tutti questi compiti sono componenti fondamentali all’interno di una missione di peace building e sono cruciali per la stabilizzazione a breve termine e la prevenzione dei conflitti a lungo termine.
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