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Immagine del redattoreMarco Cencio

70 anni di NATO: una riflessione (sperando in altri 70)

Aggiornamento: 22 apr 2020



Oggi, 4 aprile 2019, la NATO (Nord Atlantic Treaty Organization) tocca il traguardo dei 70 anni di vita. Cogliendo dunque l’opportunità che questa data ci pone, ragioniamo assieme sull'Alleanza Atlantica, proviamo ad analizzare perché è importante parlare di questa Organizzazione. Per assolvere questo nostro compito dobbiamo però andare a sottolineare le sfide e le minacce che si paleseranno (e sono già presenti) sia dentro sia all'esterno del confini della NATO con anche il coraggio di voler parlare degli aspetti meno positivi, delle difficoltà e criticità che la stessa Organizzazione sta incontrando.


Che cos’è la NATO?


Questa è la domanda da cui partire: Che cos'è la NATO?



Lasciando le risposte più enciclopedica a Wikipedia[1] oppure al sito internet dell’Alleanza[2], scaviamo più a fondo, più sotto la superficie della nostra quotidianità e facendo questo, si giunge ad una osservazione che sovente non viene adeguatamente tenuta in considerazione ma che rappresenta cornice entro cui le nostre riflessioni vengono poste. Bisogna cioè capire che la NATO rappresenta la base, il cuore pulsante di un mondo di valori, cultura, idee, stili di vita che ha attraversato i secoli, formandosi e trasformandosi in questi e divenendo oggi ciò che noi identifichiamo come Occidente. Questo cuore però non sembra più pulsare ritmicamente, in maniere naturale. Infatti, assieme alle sfide odierne (proveremo in seguito ad identificarne alcune), si può assistere ad un allargamento dell’Atlantico, ovvero ad un allontanamento tra l’America e l’Europa, con la seconda sempre più incartocciata su se stessa, incapace di poter esprimere il potenziale economico, politico e militare di cui invece dispone. La prima invece dimostra tutto il suo essere un attore realista sullo e nello scenario internazionale, un soggetto consapevole del proprio peso, della propria influenza e dello strumento militare in suo possesso. Un Paese dunque attivo e che, avendo interesse globali, è pertanto globale ed è (e deve essere) presente in ogni teatro del mondo.


Tenendo fisso tale quadro, tale cornice, andiamo a vedere sfide, minacce, opportunità e difficoltà che si presentano nel presente e nel prossimo futuro non solo per l’Alleanza ma anche, ovviamente, per gli Stati che ne fanno parte.


Sfide, minacce e difficoltà


Il presente e il futuro, dunque, passa attraverso questi momenti, da questi fatti. Ai confini, ai bordi dello spazio atlantico, ma anche al suo interno, vi sono sfide, minacce e difficoltà che devono essere affrontate e richiedono alla NATO di essere pronta ad intervenire e saper rispondere a queste.


Andando a vedere i bordi “in fiamme” possiamo sicuramente cominciare dal confine est dove l’attrito tra l’Ucraina e la Russia, con la questione della Crimea e del Donbass, presenta motivi di paura e di tensione. Per evitare che la tensione, percepita bassa ma dove ancora si lotta, cresca e vada ad intaccare un Paese in bilico, con fragili istituzioni democratiche e travagliato a suo interno da un considerevole numero di problemi. La NATO, in questo settore, ha dapprima supportato una pressione economico-finanziaria data dalle sanzioni applicate dai Paesi membri (europei e non) verso la Russia; in seconda battuta sono state promosse azioni sia diplomatiche e politiche e poi anche esercitazioni militari al fine di sottolineare l’operabilità e la prontezza delle forze così come esercitare una concreta deterrenza al fine di scoraggiare altre aggressioni da parte del Paese ex-sovietico.

Non solo però il fianco Est dell’Alleanza si è improvvisamente complicato, ma anche il fianco Sud ha assunto una priorità rilevantissima per l’Alleanza e i Paesi membri. Il Mediterraneo, da sempre assimilabile a una ferita sanguinante e teatro di conflitti più o meno violenti, ha perso e poi riacquisito centralità nelle politiche di difesa e sicurezza con la piena operatività dell’hub NATO per il Sud[3], segno che anche su questo fronte sono necessari sforzi e impegno.


Tuttavia, la caratteristica predominante delle minacce e delle sfide da affrontare è la loro caratteristica ibrida e sfaccettata (nel progetto pilota del podcast è stata dedicata una puntata alla guerra non convenzionale ed alla definizione di hybrid warfare[4], così come diversi contributi[5] che hanno evidenziato la diversificazione e la complessità delle minacce). Di diversa natura infatti possono essere tali sfide, passando dall'ambiente cyber alla pressione finanziaria, alla tutela dell’ambiente e la lotta contro ogni forma di inquinamento e soprattutto tutte le prove che vengono quotidianamente poste dalla gestione dei flussi migratori.


Pertanto, come risulta evidente, la pressione che viene esercitata lungo i bordi della NATO, e dell’Occidente stesso, è multiforme e numerosa. A questa però si aggiungono anche difficoltà interne ai singoli Stati e tra questi stessi, in particolar modo si è inasprita la tensione che vede contrapposti gli USA e la Turchia e quest’ultima con gli Stati dell’Unione Europea. Inoltre, nonostante l’appoggio nei confronti della NATO (proveniente dalla popolazione dei Paesi membri), alcune volte sembra di percepire una macchinosità, farraginosità nella comunicazione da parte dell’Organizzazione stessa. Si deve lavorare dunque sotto questo profilo, migliorando, come sta avvenendo, gli strumenti e i mezzi con cui si diffondono notizie, fatti, attività al fine di essere efficaci e contrastare la disinformazione dilagante nelle società civili. In questo spazio, lodevole è la rivitalizzazione dei comitati YATA (Young Atlantic Treaty Association, N.d.A.) nazionali e poi locali per poter così informare, dialogare, dibattere con i giovani e con tutti i curiosi.[6]


Il presente e il futuro dell’Alleanza (così come quello dei singoli Stati) deve obbligatoriamente passare attraverso queste problematiche e, ovviamente, attraverso una risposta efficace ed efficiente a queste.


Opportunità


La risposta a tutto quello detto in precedenza, come è chiaro, deve passare da un rafforzamento della NATO e dai legami tra i Paesi membri, poiché la numerosità delle sfide e delle minacce non consente di essere da soli, soprattutto nel caso di Stati dalla media e piccola potenza, cioè dagli Stati europei di oggi. Lo spazio concesso da questa alleanza infatti è fonte di diverse opportunità sia a livello internazionale che nazionale, le quali devono essere sfruttate dai ridimensionati Stati Europei, in particolar modo da un Paese come il nostro.

In prima battuta, le iniziative della NATO, così come la sua stessa presenza, hanno garantito un comune indirizzo politico ai Paesi Europei così come un ombrello sotto cui poter ricostruire le istituzioni, le economie e segmenti delle loro società dopo gli sconquassi creati dalla Seconda guerra mondiale e con alcuni strascichi provenienti addirittura dalla precedente. L’aderire poi all’ERP (più noto come Piano Marshall, N.d.R.), in origine aperto a tutti i Paesi Europei ma poi accettato solo da quelli più vicini agli USA, ha dato slancio alle economie, facendole ripartire e permettendo loro di iniziare quel processo che porterà poi al boom economico degli anni ’60-’70.

Ma le azioni di maggior efficacia e incisività a livello internazionale è sena dubbio il Partnership for Peace [7] che ha lo scopo di aumentare la stabilità, ridurre le minacce alla pace e costruire relazioni di sicurezza rafforzate tra la NATO e i Paesi non membri nell'area euro-atlantica. In questo programma sono coinvolti oggi 21 Paesi[8] esterni all'Alleanza Atlantica. Un’iniziativa apripista, potremmo dire, che ha così portato al Dialogo per il Mediterraneo[9] oppure all'Istanbul Cooperation Initiative (ICI)[10]. Dunque, la NATO è attivissima sul piano internazionale con l’obiettivo di preservare la pace, promuovere un considerevole quantitativo di temi, non solo come gestione delle crisi o promozione della sicurezza ma anche in quelli come la non proliferazione, disarmo, promozione dei processi democratici e di libertà (di pensiero, parola, azione) nel mondo, promuove la ricerca, la protezione dell’ambiente, nuove politiche energetiche e molti altri temi[11].


Le tematiche elencate non rappresentano però soltanto temi e obiettivi da soddisfare ma diventano opportunità da sfruttare, come accennato, per quei Paesi medi e piccoli, come l’Italia, per essere concretamente ascoltati sullo scenario internazionale. Lo spazio atlantico è ricco di opportunità infatti per il nostro Stato, uno spazio che ci permette di essere a contatto con le Forze Armate più tecnologicamente avanzate inserite in quello che viene definito Vecchio Mondo in costante e forte legame con la potenza statunitense, l’attuale unica potenza globale. Opportunità di politica estera che, se fossero sfruttare, porterebbero benefici concreti e duraturi a società come la nostra.


Conclusioni


Proprio come conclusioni, riprendiamo lo spazio di manovra (in politica estera) di cui si accennava per evidenziare l’attualità e la necessità di questa Alleanza, di questo attore internazionale. Il suo essere possibile teatro nel quale esercitare diplomazia e azioni politiche incisive per poter poi contare sul legame con gli Stati Uniti per impiegare la NATO verso teatri a noi vicini (Mediterraneo e Libia su tutti) dovrebbe essere un incentivo positivo che dovrebbe persuadere la politica italiana a voler sfruttare realmente il canale atlantico al fine di trarne concreti vantaggi e tutela i nostri interessi nazionali, che possono essere inquadrati in un generico arco di stabilizzazione e di sicurezza all’interno dell’area mediterranea. Il fronte Sud della Nato in sostanza. In aggiunta, il dialogo NATO-UE può essere un altro scenario che permettere all'Italia di contare maggiormente e poter dialogare meglio, contando sul minor impiego e sulla minor partecipazione (in ambito NATO) di Paesi come Francia e Germania. Il promuove, in seconda battuta, il superamento della sterile contrapposizione tra l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica potrebbe divenire motivo di orgoglio e di riconoscimento internazionale.

L’essere inseriti in tale quadro, quello dell’Alleanza Atlantica, comporta però anche dei costi, ovvero l’avvicinarsi a quel 2% del PIL dedicato alla Difesa con l’obiettivo di mantenere uno strumento militare adeguato ai tempi, efficiente e capace di operare e di essere pronto ad intervenire, se necessario. Tale traguardo aumenterebbe i fondi dedicati all'innovazione, all'implementazione degli strumenti bellici, all’upgrade delle protezioni in campo cibernetico con una ricaduta industriale e lavorativa importante per il nostro Paese, creando cioè posti di lavoro. Il dibattito è confuso e molto ampio su questo argomento e diventerebbe complesso parlarne in questa.[12]


Festeggiando questi 70 anni, per concludere, si deve riflettere sulle molte e complesse sfide che si ha di fronte con la volontà di sciogliere quei nodi e quei dossier che possono creare attrito in seno all'Alleanza e slegarla, minandone l’efficacia e la credibilità. L’Italia, con le sue mille sfaccettature e il suo trovarsi in mezzo al Mediterraneo ed essendo legata a molti Paesi (dentro e fuori la NATO) dovrebbe divenire maggiormente consapevole dei mezzi e delle opportunità che le si presentano. Impiegando una metafora ludica, l’Italia dovrebbe andare a giocare nei dossier dove è in grado di essere determinante, accrescendo il valore delle sue scelte, mostrandosi affidabile e sapendo poi così proporre le problematiche per lei prioritarie e potendo poi contare sul supporto di tutta l’Organizzazione. Con l’acuirsi delle tensioni a livello internazionale, il protagonismo spinto del Presidente americano Trump, il “pantano” europeo, le pressioni di attori aggressivi quali la Russia, la Cina e un considerevole numero di attori non-statuali, il tempo per poter finalmente riflettere e agire è sempre meno.


Se si vogliono affrontare, sconfiggere e risolvere le sfide e le minacce di cui tutti noi abbiamo conoscenza, più o meno consapevolmente, si devono fin d’ora cogliere le opportunità e farle fruttare al massimo per raccoglierne i frutti in seguito.





[5] Potete trovare i nostri articoli qui: https://infosecadmin.wixsite.com/infosecmonitor/blank

[6] Su questo punto torneremo con una puntata dedicata in TALK

[12] Un suggerimento di lettura interessante: https://www.csis.org/analysis/natos-pointless-burden-sharing-debates-need-replace-mathematically-ridiculous-2-gdp-goal (CSIS, Center for Strategic & International Studies)

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