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  • Chiara Buzzi

Della sicurezza in tempo di pace: Notre Dame brucia!



Ho passato più di un anno a studiare la tutela dei beni culturali nelle situazioni di conflitto, forse troppo sicura che in pace ogni prodotto dell’arte umana che ci identifica nella nostra storia, cultura ed espressione gode(va) del massimo ed assoluto rispetto e sicurezza (anche per meri motivi economici).


E invece no. Invece Notre Dame prende fuoco.


Abbiamo un problema, un problema enorme di percezione dei rischi nei confronti di questo enorme patrimonio che stiamo distruggendo per incuria e sciatteria, di cui non sappiamo niente e che pensiamo che sia immortale proprio solo perché è lì da sempre!

Per favore, fate attenzione anche al più piccolo dei gesti nei confronti di quello che ci è stato consegnato dal passato: prendetevene cura o, se vi fa così fatica, almeno prestateci attenzione.


Sebbene la materia di tutela del patrimonio storico, artistico e culturale non sembri essere un elemento incisivo in prima battuta per quello che riguarda la difesa e la sicurezza del proprio territorio in uno scenario composto di relazioni internazionali, è proprio dall’interno che si crea un fronte unito e solido, un sentimento forte che accomuna i cittadini verso la cura ed il rispetto di tutto ciò che compone il “popolo”, la “nazione”, vale a dire proprio quelle forme di espressione che qualche nostro avo ha costruito dando un forte contributo alla diversificazione delle culture e alla creazione di quello che è, oggi, il bello.

Non è la prima volta che un simbolo del patrimonio mondiale viene distrutto in età contemporanea, basti pensare ai Buddha di Bamiyan, la Biblioteca di Ninive, la Grande Barriera Corallina australiana, ma in questi casi si può e si deve rinvenire una causa viziata, un comportamento negativo e riprovevole che ha generato la distruzione, qualunque sia l’intento celato. Notre Dame, invece, brucia per un’azione che aveva un carattere positivo: brucia perché qualcuno la stava restaurando, ma pare inaccettabile ed inammissibile che Notre Dame, la cattedrale di pietra che sembra non avere paura di nulla e che è sopravvissuta alle guerre più dirompenti della storia, venga scalfita dalla distrazione, dall’assenza di sicurezza nei luoghi di lavoro all’interno di quelli che sono i luoghi di culto, nonché edifici centrali che presentano la testimonianza della storia dell’arte e dell’architettura in Europa. Non è previsto, infatti, che le norme antincendio previste per i cantieri di lavori e ristrutturazioni vengano necessariamente rispettate all’interno di luoghi di culto, lasciando così aperte tante, troppe possibilità di incidenti fatali.


Quanti saranno i San Marco, i Duomo di Milano, le Chiese di Cefalù, le Sagrada Familia o San Basilio che dovranno bruciare, prima di chiedere di rispettare le norme di sicurezza nazionali ed europee anche ai luoghi di culto?

L’UNESCO sovrintende solo sui siti segnalati e inseriti nelle liste apposite UNESCO, ma non è possibile iscrivere ogni singolo sito religioso alle liste del patrimonio mondiale solo per far fronte ad una presa di posizione per tenere viva un’arcaica dinamica di culto VS ragion di Stato.



Io, assieme a InfoSec Monitor, mi unisco con il cuore alla sofferenza che il Mondo intero vive guardando Notre Dame bruciata e distrutta.

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